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Museo storico della Liberazione - Roma

La vita dentro il carcere

Durante i nove mesi di occupazione della città, vi sono rinchiusi più di 2000 prigionieri, di cui circa 400 donne. La giornata si svolge sempre uguale con la sveglia data dalle guardie alle sette di mattina.

I prigionieri che hanno in dotazione una coperta devono rapidamente ripiegarla, quindi si recano al gabinetto cella per cella per la pulizia personale avendo a disposizione pochi minuti, nei quali si deve anche lavare la ciotola che servirà per mangiare e che a volte durante la notte purtroppo è servita anche per i bisogni corporali, poiché dalle otto di sera fino alla mattina l’accesso al gabinetto è vietato.

Dopo c’è da effettuare la pulizia della cella a cui segue l’attesa per l’unico pasto quotidiano, una brodaglia dall’odore e sapore disgustosi con qualche torso di cavolo e qualche patata mezza marcia. A ciò è aggiunta una pagnottella rancida di circa 200 grammi. Non c’è orario per il pasto che viene distribuito quando il carceriere di turno lo va a ritirare al carcere di Regina Coeli.

Chi al momento della distribuzione si trova sotto interrogatorio non ha diritto a una distribuzione suppletiva e rimane a digiuno, come coloro che sono rinchiusi nella cella di segregazione, i quali sono privati del cibo per parecchi giorni, con lo scopo di indebolirne la resistenza .

I prigionieri nelle celle parlano con molta circospezione, solo con chi conoscono, perché non di rado, per avere informazioni che durante gli interrogatori nonostante le torture non vengono rivelate, le SS introducono nelle celle delle spie. A volte per comunicare tra le celle si ricorre al canto cambiando le parole delle canzoni, approfittando del fatto che le SS non capiscono la lingua.

Gli interrogatori avvengono quasi sempre con sevizie e torture e a volte il prigioniero muore durante l’interrogatorio, come è dimostrato da un documento che è conservato al secondo piano.