Profilo biografico. Nacque a Roma nel 1921 da un colonnello dell’esercito comandante del 5° Reggimento artiglieria contraerea "Superga". Nel 1941 era uno studente di Lettere quando decise di seguire le orme paterne ed avviarsi alla carriera militare. Si trasferì a Torino e cominciò a frequentare il corso per sergenti proprio nel reggimento comandato dal padre. Il 19 luglio del 1941 partì per il fronte russo con il primo corpo di spedizione italiano, vi rimase fino al gennaio del 1942 quando rientrò a casa per un principio di congelamento. Si laureò nel luglio del 1943 in Lettere. A Roma rimase in convalescenza per qualche mese e nell’autunno del 1944 cominciò a frequentare il corso di allievi ufficiali a Sabaudia, finito il corso fu destinato a Padova al 5° Reggimento di artiglieria contraerea. L’8 settembre 1943 fuggì dalla caserma padovana occupata dai tedeschi e tornò verso Roma. Attraverso l’Abruzzo giunse ad Isernia dove ebbe i primi contatti con gli Alleati, lì passò molte informazioni sulla dislocazione dei campi minati tedeschi lungo il Volturno.. Fu distaccato presso l’Oss. Dopo lo sbarco alleato ebbe contatti con Peter Tompkins. Fu inviato a Roma per prendere il comando di tutto il servizio informazioni dipendente dall’Oss nell’Italia occupata. Il 4 maggio 1944 fu arrestato dal Comando della polizia e del servizio di sicurezza tedesco di via Tasso. Fu imprigionato, interrogato, torturato e condannato a morte. Fu liberato solo all’arrivo degli Alleati il 4 giugno. Il 18 dicembre 1944 sposò Elvira Sabbatini Paladini, compagna di università che ebbe un ruolo nella gestione della radio clandestina. Nel 1950 vinse un concorso a cattedra al Convitto nazionale “Vittorio Emanuele II” con la cattedra prima di filosofia e poi di storia, italiano e latino. Nel 1986 venne posto a riposo e cominciò a collaborare con il senatore Paolo Emilio Taviani che nel frattempo era diventato presidente del Museo storico della Liberazione. Fu nominato direttore del Museo, il suo impegno fu perlopiù orientato all’attività didattica e divulgativa svolta soprattutto nei confronti degli studenti delle scuole. Svolse questo impegno per cinque anni fino al 1991, quando morì il 24 luglio.
Archivio Arrigo Paladini. Il fondo denominato Archivio Arrigo Paladini (1944-2005) è un complesso documentale, donato al Museo con due versamenti, rappresentato in massima parte dalle carte donate al Museo dalla vedova di Arrigo Paladini, Elvira Sabbatini Paladini e da una serie di documenti raccolti dal Museo sull'attività che lo stesso Paladini svolse prima, nel periodo della Resistenza, poi, con il ruolo di direttore. Costituisce un fondo aggregato. Non è stato possibile rintracciare nelle carte dell'Archivio Istituzionale l'atto di donazione, presumibilmente, però, venne donato in più tranche a partire dal 2004. I documenti sono pervenuti senza alcuna organizzazione originale. Si può parlare di un archivio parziale o mutilo in quanto non è esaustivo dell'attività di Arrigo Paladini. Contiene un piccolo nucleo di documenti prodotti tra il 1944 ed il 1945 dallo stesso Paladini durante l'attività clandestina svolta come ufficiale di collegamento dell'Office of Strategic Services (Oss): biglietti contenenti codici, missive, messaggi criptati redatti per l'organizzazione degli incontri tra membri della Resistenza e per l'organizzazione delle azioni; in particolare sulla questione dell'agente con il nome convenzionale di Coniglio. Essi a seguito del riordinamento sono stati convogliati nella serie: I. Attività clandestina. Altro nucleo è rappresentato dalla documentazione prodotta o raccolta da Paladini e dai collaboratori del Museo: documenti trascritti o fotocopie di articoli, ritagli di riviste di quotidiani o saggi a firma di Paladini o di altri autori su tematiche di interesse. Queste carte compongono attualmente la serie II. Articoli, ricerche, studi e pubblicazioni. Serie I. Attività clandestina Serie II. Articoli, ricerche studi e pubblicazioni
Inventario (I versamento) a cura di: Alessia Glielmi
Bibliografia: Alessia A. Glielmi, Guida all'archivio del Museo storico della Liberazione, Vecchiarelli, Manziana, 2015; Alessia A. Glielmi, Roma nazista e la sua difficile memoria. il ruolo strategico dell’archivio del Museo storico della Liberazione, in «Culture del testo e del documento», 14., 2013, n° 40. Gennaio-Aprile, p. 27-50: ill.