Gli oggetti e le opere d’arte patrimonio del Museo storico della Liberazione costituiscono un insieme di circa 120 pezzi: manufatti e dipinti di varie tipologie e tecniche, giunte nel tempo quasi esclusivamente attraverso donazioni, a partire dall’inaugurazione, nel 1955.
Sculture, dipinti, disegni, tempere su carta, olii su tela, serigrafie, acqueforti, litografie, incisioni.
Tra quelle esposte, alcune sono dedicate a figure cardine della Resistenza romana o laziale: il busto in bronzo del colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, comandante del Fronte militare clandestino, per due mesi prigioniero a Via Tasso (opera dello scultore Luigi Landi) che si trova al secondo piano, cella 5, dove fu recluso; un altorilievo in bronzo, al secondo piano – omaggio al giovane carabiniere Salvo D’Acquisto, Medaglia d’oro al Valor Militare – e inaugurato negli anni ’70 alla presenza di sua madre e suo fratello, scolpito dall’artista Alessandro Manzo; un omaggio dai partigiani inglesi al movimento della Resistenza italiana: è un bassorilievo in bronzo posto su un piano in marmo, raffigurante un paracadutista nell’atto di lanciarsi nel vuoto (secondo piano).
Dell’artista Georges de Canino è conservato e in parte esposto un nucleo di opere (piano terra e terzo piano - interno 9), di diverse tecniche – tempere su carta/cartoncino, olio su cartoncino etc –, omaggi a vittime o sopravvissuti dell’Olocausto o della Resistenza; tra queste, quella dedicata ad Arrigo Paladini (piano terra, sala di lettura), collaboratore dell’OSS americana, prigioniero a Via Tasso e poi direttore del Museo storico della Liberazione da metà anni ’80.
Non esposto, donazione da parte di amici della famiglia, un dipinto dell’artista Giordano Bruno Ferrari, Ansa sul Tevere presso Saxa Rubra. Figlio dello scultore repubblicano Ettore Ferrari (ben note, a Roma, le sue sculture di Giordano Bruno in piazza Campo de’ Fiori e Giuseppe Mazzini all’Aventino), aveva fatto parte del movimento de “I xxv della Campagna romana”, il sodalizio di pittori che si dilettava a ritrarre il paesaggio della campagna romana en plein air, frequentandola ogni domenica (furono attivi tra i primi del Novecento e il 1930).
Attivo nella Resistenza a Roma, raccoglieva informazioni, da fornire poi agli Alleati, nel suo studio di via Margutta. Arrestato e torturato, mai rivelò notizie; ucciso dunque al Forte Bravetta, luogo in cui, tra ottobre 1943 e giugno 1944, decine di partigiani furono fucilati per ordine del Tribunale militare di guerra germanico e della Gestapo.
La donazione Francesco Cretara – incisore che aderì alla Resistenza romana militando in Bandiera Rossa – avvenuta negli ultimi anni da parte di sua figlia Laura, è costituita da un insieme xilografie, incisioni, disegni. Un esempio tra questi sono le due riproduzioni ingrandite, esposte all’ingresso dell’appartamento del piano terra del Museo, dal titolo rispettivamente La lettera e L’uomo che esce dal carcere.
Nel secondo decennio degli anni Duemila, i partigiani Lucia Ottobrini e Mario Fiorentini, estimatori d’arte, in un periodo di difficoltà economiche del Museo, vollero donare – ritenendo che il Museo stesso potesse ottenere dei ricavi da una possibile vendita – una serie di stampe, non esposte attualmente: serigrafie, acqueforti, litografie, incisioni, opere di artisti contemporanei, appartenenti a importanti gruppi e correnti artistiche romani e italiani del Novecento: Rafael Alberti, Gianni Ambrogio, Renato Barisani, Remo Brindisi, Armando Buratti, Valeriano Ciai, Fabrizio Clerici, Michelangelo Conte, Lucio Del Pezzo, Gianni Dova, Ezio Gribaudo, Paolo Guiotto, Titina Maselli, Umberto Mastroianni, Osvaldo Peruzzi, Paolo Portoghesi, Concetto Pozzati, Giulio Ruffini, Franca Sibilia, Emilio Tadini, Amerigo Tot, Wladimiro Tulli, Antonio Vangelli, Luigi Veronesi.