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Museo storico della Liberazione - Roma

La resistenza attiva della popolazione

Esempi di resistenza attiva: il caso di Emanuele Di Porto, ragazzino di dodici anni, che segue la madre fuggita dalla sua casa di via della Reginella per avvertire il marito della razzia; caricati entrambi su uno dei camion tedeschi, dopo poco Emanuele sarà gettato dalla madre per strada. Sale su una circolare ferma: "Istintivamente – dice Emanuele sulla pagina Facebook dell'Atac – volevo salvarmi e sul tram mi sono sentito subito al sicuro, grazie al bigliettaio e all’autista. I tranvieri mi hanno davvero aiutato, nonostante stessero rischiando molto. Li sentivo dire: "Aho’, guarda ‘sto ragazzino, daje ‘na mano, è ebreo". Viaggia per due giorni sulla circolare sfamato dagli autisti e bigliettai che di notte lo riparano dal freddo con una coperta. Ancora: un bambino di due anni e mezzo, Mario Mieli in braccio al padre stava salendo sul camion dove già si trovava il resto della famiglia; una donna “cattolica” con due borse della spesa vide la scena e «Convinse i soldati tedeschi che fosse lei la mia “vera” mamma e che mi aveva affidato ai vicini perché doveva andare a fare la spesa, prosegue Mario. Dopo qualche ora, mi affidò a mia zia. Non ho più visto i miei genitori e, anche se l’ho cercata, non sono riuscito a rintracciare quella donna grazie alla quale ho vissuto». Ancora: Eugenio Sonnino (1938) con il fratello e i suoi genitori abitanti in via Arenula furono salvati dal portiere che li avvertì della deportazione dei nonni materni; trovarono rifugio al Policlinico dove il professore Giuseppe Caronia, preside della Clinica di Infettivologia li ricoverò in qualità di ammalati di malattie infettive gravi salvandoli dalla deportazione.