Dannecker si avvale soprattutto degli elenchi messi a disposizione dal ministero dell’interno (Demorazza), dalla questura/prefettura e dai commissariati oltre agli elenchi dei contribuenti sottratti alla Comunità israelitica, e, servendosi della collaborazione della polizia italiana, è in grado di individuare i nomi e gli indirizzi degli ebrei residenti. Per una settimana consegna in caserma i poliziotti italiani incaricati che raggruppano gli indirizzi per zone limitrofe al fine di rendere fulminea l’azione di rastrellamento degli ebrei romani impedendo fughe di notizie. I poliziotti messi a disposizione dalla questura sono guidati dal commissario aggiunto Gennaro Cappa. Dannecker nella deposizione al processo Kappler “sosterrà di averli [i poliziotti] mandati a casa per facilitare la fuga di notizie.” Anche Kappler nel suo processo sosterrà di non aver impedito che alcuni poliziotti avessero deliberatamente intralciato il successo dell’operazione accostando indirizzi di zone lontane” (cfr. Sentenza 1948).