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Museo storico della Liberazione - Roma

Gli antefatti della deportazione

26 settembre: richiesta avanzata da Herbert Kappler di 50 kg. d’oro da versare in trentasei ore presso l’ambasciata tedesca dove erano stati convocati Ugo Foà, presidente della Comunità Ebraica di Roma e Dante Almansi, presidente dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane;
28 settembre: versamento di quanto richiesto presso il Comando tedesco di Polizia di via Tasso. La delegazione guidata da Almansi e Foà si reca presso l’ambasciata tedesca con dieci scatole (o sacchi) di 5kg d’oro ciascuna; per sicurezza erano stati aggiunti 300gr in più. Kappler spedisce la delegazione al Comando di polizia tedesca di via Tasso; qui alla presenza del capitano Schutz avviene la consegna e pesata delle scatole, ma quest’ultimo, forse per aggiungere umiliazione ad umiliazione, sostiene che il loro numero è di nove. Soltanto dopo un nuovo conteggio si arriva alla conclusione. Risposta negativa alla richiesta di una ricevuta. L’operazione è durata cinque ore. Kappler spedisce l’oro al suo superiore generale Ernst Kaltenbrunner con una lettera d’accompagnamento in cui da un lato si suggerisce l’impiego degli ebrei come mano d’opera e dall’altro la possibilità di “sfruttare […] gruppi finanziari ebraici all’estero” (Robert Katz, Roma città aperta, 2003, p.105). Decisa la risposta “[…] estirpazione immediata e completa degli ebrei in Italia […] senza ulteriori ritardi”.
29 settembre: sottrazione del materiale d’archivio della Comunità. Così ricorda un’impiegata della Comunità, presente negli uffici il giorno successivo alla consegna dell’oro: “Entrarono in trenta, [guidati dal capitano Mayer], ognuno di noi impiegati – eravamo una quindicina quel giorno – venne preso in custodia da almeno un soldato tedesco: ci controllavano puntandoci il fucile alle spalle. Durante la perquisizione fui costretta a consegnare tutti gli elenchi e i nominativi degli ebrei romani […]”. L’impiegata ricorda anche che i tedeschi, servendosi delle informazioni contenute in un verbale appena redatto, riuscirono ad impadronirsi dei “due milioni di lire raccolti nei giorni precedenti”.
30 settembre - 1 ottobre: sottrazione dei cataloghi delle biblioteche del Collegio Rabbinico e della Comunità di Roma, entrambe di grandissimo valore culturale e religioso, da parte di due ufficiali tedeschi, Johannes Pohl e Hans Grunewald. Entrambi studiosi di filologia semitica, erano membri dell’Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg (Err), unità speciale incaricata di saccheggiare materiale di interesse culturale e politico nei Paesi occupati per realizzare, uno dei progetti nazisti: la documentazione di una «civiltà scomparsa» il cui popolo sarebbe stato annientato grazie all’organizzazione capillare e sistematica della Soluzione finale.
7 ottobre: sono prelevati e arrestati dalla 2° Fallschirmjager Division germanica per essere deportati nei campi della Germania, dell’Austria e della Polonia circa 2.000 carabinieri. Le caserme Podgora e Pastrengo, Scuola Allievi, Legione Roma, Legione Lazio, S. Lorenzo in Lucina sono state quelle maggiormente interessate. Non è possibile stabilire il numero dei carabinieri deceduti, ma dalle dodici pietre d’inciampo individuali poste assieme a quella collettiva davanti all’entrata principale della legione Roma,Scuola Allievi, via Alberto Dalla Chiesa, si può stabilire l’età di quei carabinieri deportati: quasi tutti ventenni, il più vecchio aveva 35 anni. Il Maresciallo d’Italia Rodolfo Graziani, ministro della Difesa nazionale nella RSI, aveva ordinato il disarmo (lettera del 6 ottobre 1943) di tutti i carabinieri di Roma “a causa dell’inefficienza numerica, morale e combattiva dell’Arma dei CC.RR. di Roma”. L’operazione doveva essere condotta dalla PAI (Polizia Africa Italiana) che, poi, avrebbe sostituito l’Arma nelle sue funzioni. “È innegabile il collegamento tra le due deportazioni documentato dai telex intercorsi tra il col. Herbert Kappler delle SS e i suoi superiori a Berlino Himmler e Kaltenbrünner” (Cfr. file “Carabinieri e Imi” di Annamaria Casavola). Anna Foa “L’operazione [la razzia] era ormai avviata […] e fu preceduta il 7 ottobre, come Kappler aveva chiesto a Berlino, dalla deportazione di duemila carabinieri di stanza a Roma e dal disarmo dell’intero Corpo.”(Foa): dal punto di vista di Kappler i carabinieri erano pericolosi: fedeli al re avevano arrestato Mussolini, avevano combattuto per la difesa di Roma alla Magliana e a Porta San Paolo, avevano combattuto a fianco della popolazione napoletana nelle Quattro giornate contribuendo alla cacciata dei tedeschi da Napoli. E tutto questo alla fine di settembre. E se fosse accaduto qualcosa di simile nella capitale in occasione della razzia? Del resto Kappler nel suo rapporto sull’andamento della razzia fa riferimento alla scarsità dei poliziotti a disposizione, come già aveva fatto presente nei primi giorni di ottobre a Dannecker che, giunto nella capitale, si era rivolto al tenente colonnello delle SS al fine di procedere all’organizzazione della razzia, forte, anche della lettera di Muller, suo diretto superiore assieme ad Eichmann.
dall’11 ottobre a fine dicembre: sequestro del fondo del Collegio rabbinico italiano e di 7 mila pezzi tra papiri e incunaboli, manoscritti e rare edizioni.