Incontro con l’autore Marco Cavallarin
In dialogo con Giulia D’Ottavi
Roma, 16 ottobre 1943, ore 4.15, Shabbat. Ha inizio la retata degli ebrei di Roma. Piazza Giudìa ne fu l’epicentro. Saranno uccisi quasi tutti, i 207 bambini subito, all’arrivo. Ma i “miracoli” avvennero, grazie a una madre o a un padre, a una persona generosa o alla circostanza di un istante: alcuni riuscirono così a scampare alla retata, a fuggire dal camion su cui erano già stati caricati. Qualcuno era bambino, neonato addirittura. Ed ecco che pochi gesti di coraggio, compiuti contro la paura e la morte, generarono, come contrappasso, vita e nuove generazioni.
Oggi Emanuele, Gabriele, Vittorio e Mario, quei bambini di allora, sono nonni e/o bisnonni, attorniati da splendide famiglie. Il ricordo di chi li ha salvati, interprete ebreo o gelataio cristiano, tranviere romano o donna del quartiere, sia di benedizione. Lo raccontiamo ora con le loro voci, con le loro commozioni, con il loro convincimento che i valori della pace e del rispetto di chi ancora oggi viene definito “diverso” siano il sale della terra. Lo facciamo per illustrare agli ignavi la forza della giustizia e, a chi lo ignora, come siano andate le cose. Per trasmettere ai più giovani uno spiraglio di fiducia e per rendere onore ai Giusti dei loro gesti.
La Storia con la S maiuscola non è fatta solo dagli eroi, ma anche dalle azioni di gente comune.