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Museo storico della Liberazione - Roma

Sala Internati

La cella 14 raccoglie materiale stampato clandestinamente: opuscoli, volantini e manifesti che rivelano l’azione di diversi orientamenti politici, di tutti gli strati e ambienti sociali coinvolti nella Resistenza. Il più interessante è quello in lingua tedesca che si rivolge ai militari tedeschi invitandoli a disertare. Si stima che ve ne siano stati circa 400. Sembra che vigesse l’usanza, una volta catturati e passati per le armi, di scrivere alle famiglie che erano morti in combattimento. Quindi ufficialmente non esisterebbero. Uno di essi, vissuto clandestinamente con documenti e identità falsa italiana, nel dopoguerra ebbe difficoltà a riprendere la sua identità reale e fu sottoposto a procedimenti giudiziari come impostore, perché alle autorità tedesche risultava morto in battaglia.

Sulla sinistra, appena entrati, si trova la tuta indossata nel lager di Mauthausen da Vincenzo Colella , ufficiale dell’esercito italiano arrestato dai tedeschi il 12 settembre 1943 vicino a Caserta in Campania. Accanto alla porta d’ingresso, sulla parete di destra si vede una carta geografica dell’Europa centrale con l’indicazione dei campi dove furono tenuti prigionieri gli Internati Militari Italiani (IMI). Sulla parete di fronte all’ingresso alla sinistra della finestra murata, c’è la documentazione della battaglia di Montelungo combattuta dall’esercito italiano del Regno del Sud sul fronte meridionale di Cassino dall’8 al 16 dicembre 1943. E ancora la scheda segnaletica del partigiano Adriano Ossicini, allora studente di medicina, che nell’ospedale Fatebenefratelli collaborò a nascondere persone in pericolo di arresto tedesco (ebrei e uomini della Resistenza).